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Riconciliarsi con la propria fragilità è lo spazio per lasciare che «Gesù la prenda nelle sue mani e ci lanci in missione [convinti che] siamo fragili, ma portatori di un tesoro che ci rende grandi e che può rendere più buoni e felici quelli che lo accolgono» (Francesco, Gaudete et Exsultate, 131). Riconoscere la propria e l'altrui fragilità è imparare ad accoglierla anche quando gli scossoni e le fatiche della vita frammentano l'umanità o il peccato la ferisce ricordando (cf. Francesco, Gaudete et Exsultate, 151) che la mano di Dio sempre può ricomporre le fratture saldandole con l'oro della sua misericordia; acconsentirvi - nella sua debolezza (2Cor 12,10) - è opera preziosa della Chiesa e di ogni accompagnamento vocazionale, affinché appaia la potenza di Dio (cf. 1Cor 1,18).